Tamikrest
Festate
18.06.2022
21.00
È musica di sfida, di speranza. È il rock’n’roll del Sahara, il suono del sogno dei Tuareg.
“Tamikrest” in lingua tamasheq significa congiunzione, connessione, nodo, coalizione. I membri del gruppo provengono da diversi orizzonti (Mali, Niger, Algeria) e hanno trovato nella musica Ishumar, il mezzo per esprimere la loro sentita identità Tuareg: un tributo condito con influenze rock moderne. I testi parlano del desiderio senza fine di un mondo libero. Attraverso il messaggio che le loro canzoni portano con sé, i Tamikrest vogliono rendere la poesia e la cultura tamasheq accessibili agli abitanti di un mondo che è ancora più grande dell’immensità del deserto sahariano.
“Un deserto ci ospita, una lingua ci unisce, una cultura ci lega”.
La storia inizia a Kidal, capitale dell’ottava regione del Mali, dove tutt’intorno il deserto si estende in ogni direzione: secchi, aridi e interminabili orizzonti di sabbia e rocce. Questa è la parte sudoccidentale del Sahara, la casa dei Tuareg, e la città di Kidal è uno dei centri culturali principali. Campo di battaglia, conquistata e riconquistata, rimane il simbolo dell’audacia e della speranza Tuareg, la casa spirituale di gente senza radici. Qui, decisero di unirsi per la prima volta come gruppo.
Gran parte dei componenti del gruppo prende parte alla guerra per l’autonomia del popolo tuareg, iniziata negli anni ‘90, e alcuni loro familiari e conoscenti perdono la vita proprio durante questo conflitto. Nel 2006 decidono di deporre le armi ed usare la musica come mezzo di comunicazione non violento. Iniziano suonando principalmente musica tradizionale. Ma presto entrano in contatto, grazie ad internet, con artisti rock e blues che contribuiscono fortemente a plasmare la loro musica.
Nel gennaio del 2008 suonano con i Dirtmusic al Festival au désert di Essakane, e l’anno successivo partecipano alle registrazioni del secondo album del gruppo, BKO, a Bamako. È allora che Chris Eckman si rende disponibile per la produzione del loro album di debutto, Adagh, che esce nel 2010 per la Glitterhouse Records.
A partire dall’uscita del loro primo disco, i Tamikrest vengono considerati i capostipiti della nuova generazione Tuareg, e hanno ormai da tempo il merito di aver aperto nuove strade a cavallo tra desert blues e western rock. Dal loro debutto in avanti, mettono l’anima nella loro musica, uscita dopo uscita.
Chatma, il loro terzo disco, viene acclamato come uno dei migliori album dell’anno in tutto il mondo. Songlines magazine li ha premiati come Miglior Gruppo, mentre le loro performance live hanno mostrato al mondo una band il cui sound fa scintille.
Con Kidal, questa fiammata si espande ancor di più. Registrato a Bamako nell’estate del 2016, l’album è stato prodotto da Mark Mulholland e mixato da David Odlum. È un album che ha richiesto il lavoro di ben due anni, racconta Ag Mossa, “perché noi condividiamo le stesse difficoltà della nostra gente”. Le canzoni in questo disco rispecchiano le loro gioie, il loro dolore e la loro riluttanza ad accettare le cose per come sono.
“Kidal parla di dignità”, racconta Ag Mossa. “Noi consideriamo il deserto come un luogo in cui vivere in libertà. Ma per molti è soltanto un mercato da vendere alle multinazionali, e per me questa è un’enorme minaccia per la sopravvivenza dei nostri nomadi”.
In Kidal, la band rende omaggio al luogo che li ha allevati. La loro musica è un pianto di sofferenza e un grido di ribellione. È potere e resistenza. È puro rock’n’roll Tuareg.
La musica all’interno dell’album affonda le sue radici nella tradizione Tuareg, ma brucia di una brillante, moderna fiamma. “Il mio amore è il mio paese, la mia ambizione è la libertà”, canta Ag Mossa in War Tila Eridaran. “Nessun essere vivente dovrebbe vivere nell’oppressione, nell’infamia e nell’eterna repressione”. Questa è la musica della gente che porta avanti la sua battaglia ogni singolo giorno, e per cui l’idea di ciò che Kidal rappresenta è quasi importante quanto il luogo stesso.
Nel 2020, i Tamikrest tornano con una dichiarazione rock and roll vivida e irrefrenabile. Ritornano alle loro origini, entusiasmanti, coinvolgenti, psichedelici, con un album tra i più potenti dei loro. Uscito il 27 marzo, Tamotaït (Glitterbeat), rivela come la band non solo abbia alzato il volume, ma affinato le loro atmosfere meditative e considerazioni sullo stato del Sahara e il mondo al di là di esso. Testi tormentati, desiderosi di libertà e indipendenza, i Tamikrest possono essere orgogliosi del loro cammino fin qua.