Cinema Teatro

Teatro

18.02.2025

20.30

di Fabrizio De André
musiche Fabrizio De André, Gian Piero Reverberi, Corrado Castellari
con Neri Marcorè, Rosanna Naddeo
drammaturgia e regia Giorgio Gallione
arrangiamenti e direzione musicale Paolo Silvestri
voce e chitarra Giua
voce, chitarra e percussioni Barbara Casini
violino e voce Anais Drago
pianoforte Francesco Negri
voce e fisarmonica Alessandra Abbondanza
scene Marcello Chiarenza
costumi Francesca Marsella
luci Aldo Mantovani
produzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Carcano di Milano, Fondazione Teatro della Toscana, Marche Teatro e Teatro Nazionale Genova

Neri Marcoré torna a confrontarsi con Fabrizio De André in un nuovo spettacolo di teatro canzone che fa rivivere sul palcoscenico La Buona Novella, album pubblicato dall’autore nel 1970.

Spettacolo pensato come una sorte di Sacra Rappresentazione contemporanea che alterna e intreccia le canzoni di Fabrizio De André con i brani narrativi tratti dai Vangeli apocrifi cui lo stesso autore si è ispirato. Di taglio esplicitamente teatrale, costruita quasi nella forma di un’Opera da camera La Buona Novella è il primo concept-album dell’autore, con partitura e testo composti per dar voce a molti personaggi umanizzandoli, ma al contempo mantenendo un grande rispetto etico e religioso dei testi originari. La valenza “rivoluzionaria” della riscrittura sta più nella decisione di un laico di affrontare un tema così anomalo per quei tempi che nei contenuti o nel taglio ideologico. Solo a tratti nel racconto appare l’attualizzazione; più spesso le ricche e variegate suggestioni immaginifiche, fantastiche e simboliche degli Apocrifi sono ricondotte a una purezza quasi canonica, e talvolta traspare la sensazione che esista, anche per l’autore, la sconvolgente possibilità che in Gesù umanità e divinità abbiano convissuto.

La Buona novella non è solo un concerto, ma uno spettacolo originale, recitato, agito e cantato con l’idea che l’opera di De André rappresenta un ricchissimo patrimonio che può comunque ben resistere, come ogni capolavoro, anche all’assenza dell’impareggiabile interpretazione del suo creatore.