IL FIGLIO
Teatro
25.02.2023
20.30
“Il testo di Florian Zeller fa parte di una trilogia: Il Padre, La Madre, Il Figlio; testi non collegati fra loro se non dal numero dei personaggi – sei – e dalle implicazioni umane e sociali.
Il Padre, da me diretto in Italia con Haber nel ruolo del titolo, è poi diventato un film con Anthony Hopkins che ha vinto l’Oscar e una sceneggiatura firmata da Zeller anche regista e da Hampton che a sua volta ha vinto l’Oscar.
Anche il Figlio si appresta a divenire film sempre per la regia di Zeller con Hugh Jackman Laura Dern e Vanessa Kirby ed una sicura sorpresa nel ruolo del figlio.
Mentre nel Padre venivano analizzati i rapporti degli altri di fronte all’Alzheimer, qui Zeller ci conduce sapientemente per mano sul terreno delle incomprensioni generazionali all’interno del nucleo familiare.
La trama inizialmente è semplice: Nicola frequenta l’ultima classe del liceo e vive a casa della madre Anna. Suo padre Piero ha appena avuto un altro figlio con la sua nuova compagna Sofia.
Anna informa Piero che Nicola da tre mesi non frequenta più il liceo e secondo lei ha una depressione adolescenziale.
Il padre ne parla con Nicola che esprime il desiderio di andare a vivere da lui e Sofia.
Piero a quel punto decide di cambiare la scuola a Nicola e si dà da fare per quanto può per ridare a Nicola il gusto di vivere.
Qui mi fermo con quello che Zeller ci riserva.
La trama è semplice ma non il tessuto di emozioni, la voglia di svelare quel che spesso, troppo spesso si nasconde
Sono le prime scene di un testo capace di conquistare grazie non solo alla bellezza del linguaggio, ma alla capacità di introspezione, ai rimandi fra un personaggio e l’altro, al manifestarsi delle loro debolezze delle loro incapacità di capire se stessi e gli altri.
La vita in tutte le sue sfaccettature per piantare uno specchio nel cuore a tutti i genitori di un figlio adolescente.
Non voglio svelare il grande colpo di scena del finale che spero emozioni gli spettatori.
È un onore per me dirigere questo testo di Florian Zeller, rappresentato già in moltissimi Paesi. Lucido, intelligente e carico di emozioni: un gran bel pezzo di teatro contemporaneo di parola”.
Piero Maccarinelli