Boston Marriage

Teatro
06.04.2025
17.00
Un pantagruelico contenitore di vanità e di crudele cinismo, un trionfale congegno di ipocrite falsità, un autoironico scoppiettare di chiacchere ammantate di enfasi neoromantica che, nella felice traduzione di Masolino D’Amico, riempono un salotto vittoriano lasciando un sublime abisso di vuoto.
– Guido Valdani La Reppublica
Stati Uniti, fine Ottocento, un salotto, due dame e una cameriera. Tutto farebbe pensare a una trama convenzionale, un incontro tra amiche un po’ affettate, ma alla forma non corrisponde la sostanza: nella conversazione dal vocabolario ricercato fioccano volgarità e veniamo a sapere che le due sono state un tempo una coppia molto affiatata. L’espressione Boston Marriage, infatti, era in uso nel New England a cavallo tra il XIX e il XX secolo per alludere a una convivenza tra donne economicamente indipendenti da uomini.
È un Mamet diverso dal solito, che si prende una vacanza dalla gravità e gioca per il gusto di giocare, strizza l’occhio agli esperimenti brillanti di Tennessee Williams, ma, soprattutto, all’Importanza di essere Franco di Oscar Wilde. Protagonista assoluto, infatti, insieme alle interpreti, è il linguaggio e, di contro, il non-detto, l’allusione, la stravaganza, il paradosso. Mamet si diverte a parodiare la prosa ampollosa dell’epoca, ma dietro l’apparente assurdità della superficie si nasconde l’intento ambizioso di rovesciare la realtà attraverso uno scherzo che mira a creare anche un po’ di raffinatissimo scandalo.
Scrive il regista, Giorgio Sangati: “È una prova per grandissime attrici come Maria Paiato e Mariangela Granelli, vere e proprie funambole della parola e dell’emozione che giocheranno insieme a Ludovica D’Auria questa bizzarra partita all’ultimo sangue per smascherare ogni convenzione riguardo l’Amore”.